MotoGP, le pagelle del GP di Argentina

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MARC MARQUEZ 10
Termas De Rio Hondo ed Austin sono roba sua, e dopo la travagliata gara 2018 il campione del mondo non ha voluto sprecare l’occasione. Un dominio espresso fin dalle libere dove aveva messo in mostra un passo inavvicinabile per tutti e concretizzato con una gara stravinta in beata solitudine. Un Marquez che segna sul calendario le gare da vincere e va a podio in quelle da perdere sarà quasi impossibile da battere.
VALENTINO ROSSI 9
Semplicemente eterno, trova voglia e motivazioni da esordiente dopo 23 anni passati nel mondiale, Motivazioni che si rinnovano ad ogni buon risultato, ed è indubbio che quella di ieri sia stata una grandissima prestazione. Attaccato con i denti alle caviglie di Dovizioso non si è voluto rassegnare agli allunghi imperiosi della Ducati, un assetto ed una scelta di gomme azzeccati gli hanno permesso di giocarsi la sfida per il secondo posto all’ultimo giro. Infinito.
ANDREA DOVIZIOSO 8
L’obiettivo dichiarato era il podio ed è stato centrato, anche se il distacco rifilato da Marquez non fa certo dormire sonni tranquilli ed anche ad Austin bisognerà limitare i danni. Perde la sfida con Rossi lasciando per strada quattro punti preziosi per il mondiale, ma ancora una volta è sua la prima Ducati al traguardo.
Jack Miller 7
Buona gara dell’asustraliano che sembra trovarsi molto bene con la GP19. Su una pista che gli è parecchio congeniale il cangurino di Pramac ha animato la lotta per le posizioni di rincalzo cogliendo un ottimo quarto posto. Se riuscirà a trovare la costanza di rendimento potrebbe finalmente concretizzare in pieno il suo innegabile talento.
ALEX RINS 8
Una qualifica disastrosa gli nega la possibilità di lottare per un podio sicuro, ma la sua gara è stata di altissimo livello. La Suzuki è molto gentile con gli pneumatici e questo gli ha permesso di risalire quasi tutto il gruppo fino ad arrivare a vista di Rossi e Dovizioso. Occasione quasi sprecata, urge risolvere il problema delle qualifiche.
DANILO PETRUCCI 7
Prestazione discreta quella del ternano, su una ista che non è certo tra le sue favorite. Stavolta riesce a gestire bene moto e gomme e porta a casa un buon piazzamento, ma con una Ducati ufficiale deve fare di più. E’ questa una stagione ‘one shot’ per Petrucci che ha un solo ano di contratto e si deve guadagnare la conferma. Forza Danilo.
CAL CRUTCHLOW 8
Un premio per il mastino inglese, autore di una disperata rimonta dopo aver dovuto scontare un assurdo ‘ride through’ per una presunta partenza anticipata. In realtà il pilota si è appena spostato sulla moto, senza ricavarne alcun vantaggio, ma la penalità gli è costata la gara ed un possibile podio.
FRANCO MORBIDELLI 7
Bellissima gara la sua, che ad un certo punto ha messo pure le ruote davanti a quelle del suo ‘mentore’ Valentino Rossi. Peccato per l’errore all’ultimo giro, quando l’effetto scia lo ha portato a tamponare l’incolpevole Vinales.
MAVERICK VINALES 4
Inspegabile, ormai quello del Top Gun Yamaha sta diventando un caso. Insofferente alla disciplina tecnica di Ramon Forcada ha chiesto ed ottenuto un rivoluzionamento della sua squadra, con capotecnico e meccanici di sua fiducia. Le sue scelte sono spesso in disaccordo col team, ieri ha tentato l’azzardo di due gomme soft ma la puntuale partenza a gambero gli ha impedito di sfruttarne il vantaggio, ammesso ce ne fosse uno. Dall’esterno pare faticare nella gestione della gara, aspetto ormai cruciale di questa nuova MotoGP.
JORGE LORENZO 4
Le condizioni fisiche non sono ancora al meglio ma la prestazione di ieri è stata quasi surreale. Problemi al via perchè, stando alle sue dichiarazioni, ha inserito per errore il limitatore di velocità, ma anche nel corso della gara pareva di essere di fronte ad una controfigura. Si pensava che l’adattamento alla Honda sarebbe stato meno complicato ma per ora non è così.
ANDREA IANNONE 3
Ultimo in prova, ultimo in gara con un distacco da clessidra Fin dal primo test con l’Aprilia non si è mai visto un guizzo, un segnale, un’impennata d’orgolio dell’abruzzese per cui Noale rappresenta una sorta di ultima spiaggia. Già ora si parla del 2020 come anno della verità, e siamo solo alla seconda gara. Allarme.
Alfonso Paduano