Dalle prime 2 ore segnate, anzi, falcidiate da rainshower, slow zone e safety car al lungo e atteso monologo Toyota #7, team dominante fin dalle libere con la pole-position di Kazuki Nakajima, l’inizio veloce di Alexander Wurz e la regolarità di Stéphane Sarrazin. Invece la sciagura dopo 15 ore di corsa con la TS-040 ibrida di Nakajima ferma ad Arnage con un principio d’incendio di natura elettrica e il ritiro prima dell’alba senza passaggio box. E non va meglio alla Toyota #8 con Nicolas Lapierre in testacoda nei primi giri e fuori controllo dopo il ventinovesimo passaggio, (un’ora e mezza di corsa) quando, con le ruote slick sul bagnato, rovina sul guard rail costringendo i meccanici a 50 minuti di pit-stop per i ripari strutturali, ma intanto la corsa è compromessa e tutta in rimonta con i giri velocissimi di Sébastien Buemi(fastest lap 3’22”567) fino al meritatissimo podio finale come vettura migliore della categoria Lmp1 in termini di affidabilità.
Passiamo alle Audi R18 Quattro: Marco Bonanomi fa registrare sulla vettura #3 il miglior tempo al giro della prima ora, ma al ventinovesimo giro, in regime di bandiere gialle, viene tamponato dalla Ferrari Amatoriale di Sam Bird mentre una Porsche GTE sfila sul guard rail. É lo stesso incidente che sinistra la Toyota di Lapierre, ma la Le Mans di Bonanomi, che in un tentativo disperato scende dall’auto, scansa i pezzi e cerca di ripartire, finisce qui perché la sua Audi ha una sospensione posteriore distrutta e il semiasse penetrato nel cambio.
L’Audi numero 1 invece conduce dal ritiro Toyota con margini di sicurezza sulle concorrenti nonostante gli stint di Lucas Di Grassi non proprio irresistibili e i 7 minuti di guasto notturno all’iniettore, ma a 4 ore dal termine Tom Kristensen deve rientrare per la rottura della turbina e la #1 si ferma ai box altri 17 minuti. Peccato perché Marc Gené, chiamato dalla Lmp2 a sostituire Duval dopo lo spaventoso incidente delle prove, era stato fra migliori nelle ore notturne. Tocca allora all’Audi numero 2, ma in rimonta sulla Porsche ibrida, che si ritrova in testa alla corsa nonostante le incertezze del giovane Brendon Hartley (lungo a Indianapolis), perché anche la seconda vettura questa mattina si è fermata 23 minuti per la rottura della turbina alla guida di Marcel Fässler. I piloti della #2 però sono d’assalto e André Lotterer gira più veloce di 5 secondi a ogni passaggio (sotto i 3’25”) rispetto a Timo Bernhard (3’30”).
Percorsi 300 giri, a questi ritmi Audi #2 e Porsche #20 potrebbero affiancarsi a mezzora dagli scacchi per un finale indimenticabile: l’Audi finta il pit-stop “gomme e pilota” e invece riparte con Lotterer, il cacciatore, con uno splash di benzina e la 911 ibrida sceglie Mark Webber ultima guida in caso di arrivo allo sprint, ma un guasto propulsivo alla Porsche (ritirata) dell’ex pilota F1 ri-spiana la strada nell’ultima ora alle Audi di Benoit Tréluyer e naturalmente Tom Kristensen, la leggenda. E con il ritiro della Porsche #20 e i problemi della #14 di Dumas, Jani e Lieb (alzata come la sorella, ferma ai box per oltre un’ora e rimessa in pista per l’ultimo giro), la Toyota #8 – che potrebbe trasformare la rimonta di Lapierre e Buemi in gara di conserva lontano dai cordoli, e invece Anthony Davidson il piede non lo alza mai – può festeggiare il podio dietro alle Audi in parata. Grazie al punteggio doppio riservato alla Le Mans nel Mondiale WEC, le Audi riaprono il campionato e difendono il regno di Sarthe con la nona vittoria dell’ultimo decennio, la tredicesima firmata dal maestro Wolfgang Ullrich, la terza per Fässler, Lotterer e Tréluyer dopo la doppietta 2011/2012.
L’Italia festeggia grazie al successo nella categoria GTE Pro della Ferrari 458 Team AF Corse di Gianmaria Bruni, Toni Vilander e Giancarlo Fisichella con un giro finale sulla Chevrolet Corvette C7 di Magnussen, Garcia e Jordan Taylor. A contendere la vittoria alla Ferrari però, in una serratissima bagarre a partire dal tramonto di ieri, l’Aston Martin Vantage di Darren Turner,Stefan Mücke, più veloce all’alba di Fisichella, e Bruno Senna, superato invece con un’azione splendida da Gimmi Bruni. Il sorpasso del nostro sancisce simbolicamente il successo finale, spianato poi lontano dai cordoli per il guasto dell’Aston Martin numero 97 all’impianto di raffreddamento. Prima GTE amatoriale al traguardo la Aston Martin V8 di Poulsen, Heinemeier Hansson e Thiim mentre la Nissan Zytek (Jota Sport) di Simon Dolan, Harry Tincknell e Oliver Turvey, quinta overall, vince la categoria Lmp2 a lungo dominata da Ligier (che presenta l’unica barchetta chiusa, dall’anno prossimo lo saranno tutte per regolamento) eOreca rallentate dai guasti meccanici. Caschi “famosi”: Nicolas Prost, figlio di Alain, chiude quarto finale alla guida della Rebellion Toyota (Lmp1) insieme a Nick Heidfeld e Mathias Beche; di Bruno Senna abbiam già detto mentre l’attore Patrick Dempsey chiude con un buon quinto posto, categoria GTE private, grazie soprattutto al “prestito” di Patrick Long, pilota ufficiale Porsche 911. Infine Fabien Barthez, portiere della Francia campione del mondo (1998) e d’Europa (2000), al traguardo (penultimo) su Ferrari 458 nonostante un dritto nella sabbia a 3 ore dagli scacchi. Concludiamo con la Nissan, che l’anno prossimo svilupperà l’ibrida per la classe regina e ques’anno ha intanto presentato la Zeod, unica vettura categoria Cndt riservata alle auto sperimentali, a tre ruote e alimentazione ibrida, ritirata dopo 5 giri.